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Il tango a Milano: un abbraccio aperto a tutti

  • Immagine del redattore: Tangozerodue
    Tangozerodue
  • 3 giorni fa
  • Tempo di lettura: 2 min

C’è un’idea molto bella che troviamo nell’introduzione del libro Tango queer. Un artefatto trasformativo (Edizioni ETS, 2023): il tango non è qualcosa di fisso, ma una pratica che cambia, si rinnova e cresce insieme a chi lo balla. È un linguaggio vivo, capace di riflettere le trasformazioni della società e di generare spazi di libertà e creatività.

L’autore ricorda che il tango è nato proprio dall’incontro di culture e persone diverse: migranti, lavoratori, uomini e donne che cercavano nel ballo un modo per esprimersi e stare insieme. Fin dalle origini, insomma, il tango è stato inclusione, mescolanza, apertura.

Se guardiamo oggi alla comunità di tango di Milano, vediamo che questa eredità è ancora presente e forte. Le nostre milonghe sono già spazi dove non conta l’etichetta, ma il desiderio di danzare, di incontrarsi, di ascoltare la musica e l’altro. Qui non ci sono barriere: ognuno porta la propria sensibilità, il proprio modo di esprimersi, e questo arricchisce la danza.

Per questo possiamo dire che il tango a Milano è già “queer” nel senso più bello del termine: non come categoria che divide, ma come spirito che unisce, che rende possibile ballare insieme senza dover corrispondere a un modello rigido o prestabilito. È un tango che sa accogliere, che sa trasformarsi, che lascia spazio a tutti.


Camilla e Luciana al Milano Tango Festival
Camilla e Luciana al Milano Tango Festival

Ecco allora l’invito per chi non ha mai provato: non serve esperienza né corrispondere a un ruolo: basta la curiosità di lasciarsi guidare da un abbraccio e dalla musica. Nel tango milanese troverai uno spazio dove sei libero di esplorare chi sei, senza etichette e senza barriere. Un luogo dove la danza è già emancipazione, già trasformazione, già – nel senso più bello del termine – queer.

 
 
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